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Un giorno la foresta prese fuoco e tutti gli animali fuggirono disperati, poichè sapevano che non avevano nessun altro posto in cui rifugiarsi. Ne rimase solo uno, un colibrì, che faceva la spola tra il lago e la foresta portando nel becco poche gocce d’acqua che gettava sulle fiamme.  «Ma cosa credi di fare?» gli chiese il giaguaro.  «La mia parte» rispose il colibrì  «e se la facessimo tutti avremmo ancora una casa».

Leggenda dell’Amazzonia

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Nella giornata di Sabato 10 Aprile, alla Scuola di Formazione Politica e Cittadinanza Attiva dell’Associazione Poliedri, abbiamo avuto il piacere di far incontrare le allieve e gli allievi del Corso 2020/2021 con Grammenos Mastrojeni, diplomatico per il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale già coordinatore per l’ambiente della Cooperazione allo Sviluppo ed attualmente Vice Segretario Generale e Deputy Secretary General della sezione “Energy and Climate Action” presso il Segretariato dell’ Unione per il Mediterraneo.

Grazie alla sua esperienza abbiamo potuto integrare in maniera transettoriale ambiente, economia, migrazioni, disuguaglianze, cambiamenti climatici e geostrategia politica comprendendo,come il colibrì della leggenda amazzonica, che ciascuno ha la facoltà di fare la propria parte nel curare la nostra casa comune chiamata Terra a seconda del proprio carisma e delle proprie competenze per salvarci dal collasso socio-economico-ambientale.

È diventato un luogo comune parlare di “effetto farfalla”, cioè quella dipendenza dalle condizioni iniziali che ci porta a dire che il battito di ali di una farfalla in Brasile può essere il primo evento di una serie di sviluppi concatenati che potrebbero crescere fino a creare un uragano in Texas.

A partire da questa teoria, che ha dato il titolo anche all’ultimo libro di Mastrojeni, il Nostro ci ha guidato a comprendere come il vero benessere dell’uomo è sempre sostenibile per il pianeta e specularmente tutto ciò che è rispettoso della nostra casa comune distribuisce benessere. Ad esempio ricordandoci che economia ed ecosistema hanno la stessa radice greca (“oikos”) che significa “casa” e che la nostra scelta di prodotti autoctoni vicino a casa comporta maggiore qualità e permette di creare una domanda che genera a sua volta nuova offerta. Come direbbe Leonardo Becchetti, docente avuto negli scorsi mesi a Poliedri, è il “voto col portafoglio”. Scegliere la libertà della qualità ci permette di allontanarci dalla schiavitù della quantità in cui la società moderna si è avviluppata.

C’è tuttavia un grande equivoco che occorre destrutturare: noi ci aspettiamo la soluzione del problema dell’ambiente dalle istituzioni che fanno leggi e trattati utilissime, ma sono in fondo dei pezzi di carta che non hanno altra funzione se non facilitare scelte che devono essere nostre.

Si è frenati infatti nelle scelte sostenibili dall’idea anzitutto di essere irrilevanti come il colibrì e poi che queste scelte siano un costo ed un sacrificio. Invece un piccolo gesto moltiplicato mette in moto una catena di conseguenze che si possono ripercuotere come un effetto farfalla su molti settori contemporaneamente.

Non è necessaria una tecnologia sconosciuta e dirompente, senza rinunciare al benessere e allo sviluppo, per ridurre ad esempio le emissioni di gas serra così come è sbagliato pensare di concentrare tutta la soluzione alle emissioni in unico settore come quello energetico.

E’ più efficace invece adottare un ventaglio di comportanti più virtuosi e consapevoli, non abusando della ricerca di soluzioni tecnologiche che rimedino ai mali del’umanità nei confronti della nostra casa comune. Ogni settore economico e ciascuno può compiere la propria parte, così i grandi problemi socio-ambientali-economici non ci sembreranno insormontabili ed impossibili da rimediare.

E’ dalla somma dei nostri comportanti che nasce una speranza diversa. Ed in tutto ciò scopriamo che sono scelte che possono renderci più felici e riequilibrarci con il Pianeta.

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La sintonia con l’ambiente deriva infatti da una giusta distribuzione di produzione e consumo sovrani, senza polarizzazioni che creano prezzi sociali e ambientali da pagare. Mastrojeni ci ha ricordato come lo squilibrio che causiamo come essere umani alla natura va di pari passo con lo squilibrio della giustizia; ad esempio chi ha l’urgenza dell’oggi, come i più indigenti del pianeta, non può preoccuparsi del domani. Così la natura entra strutturalmente in degrado con le disuguaglianze avendo raggiunto il proprio equilibrio attraverso milioni di anni di adattamento che in pochi decenni noi stiamo disequilibrando. Ne deriva che scelte più compatibili con gli equilibri naturali ci portano benessere=ambiente=giustizia=pace , perché non esistono condotte sostenibili che ci creino un malessere in nessun campo.

A partire da tre domande poste a fine lezione da Mastrojeni, ci siamo divisi in  gruppi per dibattere insieme e riflettere alla luce del suo intervento e delle nostre esperienze di vita e sensibilità:

Sostenibilità: la soluzione è la tecnologia?

La sostenibilità parte dall’ ambiente?

Se fa bene a me, fa bene al pianeta?

In conclusione, ne usciamo ancora più consapevoli di come sia essenziale impegnarsi in politica e nel sociale per accelerare una transizione che ci dia la libertà di scegliere il benessere, ricordandoci che “prima di cambiare macchina è utile cambiare vita” senza necessariamente adottare rinunce ascetiche. Possiamo far convergere la convenienza personale di ciascuno con un vantaggio collettivo.

Dobbiamo renderci dunque conto che nessuno ha i mezzi da solo per far fronte a un cambiamento così vasto, che sposta così in profondità gli equilibri naturali e sociali. Viene allora logica la conseguenza che dobbiamo cooperare per il bene di tutti: non necessariamente una cooperazione di tipo etico, fraterno, ma anche utilitaristica.

Non possiamo che continuare ad affidarci alle speranze di ciascuno, riconoscendo che «c’è sempre una via di uscita, che possiamo sempre cambiare rotta, che possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemi. »

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