Finalmente è approdato al Parlamento il Piano di riforme delineate nel Recovery Plan che, una volta approvato, dovrà arrivare a Bruxelles entro il 30 aprile. Il governo Draghi – 67mo esecutivo della Repubblica Italiana in carica dal 13 febbraio 2021 – ha individuato due interventi definiti “orizzontali” ed altri due detti “abilitanti”, oltre a una serie di altri interventi settoriali, ovvero – come si legge – “misure consistenti in innovazioni normative relative a specifici ambiti di intervento o attività economiche”.

Draghi PNRR
Mario Draghi in Senato (26.04.2021)
Foto: governo.it

Le riforme orizzontali riguardano la Pubblica amministrazione e la Giustizia, quelle abilitanti si concentrano sulla semplificazione e la concorrenza. Le prime “consistono in innovazioni strutturali dell’ordinamento, idonee a migliorare l’equità, l’efficienza e la competitività e, con esse, il clima economico del Paese”, le seconde sono “interventi funzionali a garantire l’attuazione del Piano e in generale a rimuovere gli ostacoli amministrativi, regolatori e procedurali che condizionano le attività economiche e la qualità dei servizi erogati ai cittadini e alle imprese”.

Nel piano di Draghi la riforma dell’articolata e complessa macchina dalla PA dovrebbe arrivare a compimento, almeno per gli aspetti principali, entro il 2021. La rotta è quella di “eliminare i vincoli burocratici, rendere più efficace ed efficiente l’azione amministrativa, e ridurre tempi e costi per cittadini e imprese” lungo quattro assi portanti “Accesso, per snellire e rendere più efficaci e mirate le procedure di selezione e favorire il ricambio generazionale; buona amministrazione, per semplificare norme e procedure; digitalizzazione, quale strumento trasversale per meglio realizzare queste riforme; competenze, per allineare conoscenze e capacità organizzative alle nuove esigenze del mondo del lavoro e di una amministrazione moderna”. Questo dovrebbe portarsi dietro anche una fase di reclutamento che favorirà un ricambio generazionale oggi troppo lento che “ha contribuito a determinare un crescente disallineamento tra l’insieme delle competenze disponibili e quelle richieste dal nuovo modello economico e produttivo disegnato per le nuove generazioni”.

Altro nodo gordiano quello della riforma della Giustizia rispetto alla quale si punta a concludere la riforma dei processi civile e penale, quella della giustizia tributaria, la revisione dell’ordinamento giudiziario e degli uffici del processo. L’obiettivo fondamentalmente é ridurre il tempo del giudizio “che oggi continua a registrare medie del tutto inadeguate. Tutti gli interventi in materia di giustizia convergono, dunque, al comune scopo di riportare il processo italiano a un modello di efficienza e competitività”.

I tempi della riforma saranno prevedibilmente più lunghi di quelli della PA perché ruotano intorno a leggi delega che potranno essere adottate entro settembre 2021, i cui “decreti attuativi possano essere approvati entro settembre 2022”, mentre “l’impatto sulla durata dei procedimenti potrebbe verosimilmente stimarsi alla fine del 2024”.

Gli altri campi di intervento del Piano presentato da Draghi al Consiglio dei Ministri riguardano attività che rientrano nel perimetro delle azioni previste dal Piano e destinati “ad accompagnarne l’attuazione, concorrendo a realizzare gli obiettivi di equità sociale e miglioramento della competitività del sistema produttivo”, per i quali non sono specificati i tempi di realizzazione.

Riforma fiscale: Draghi ci riprova inserendola nel PNRR per “dare risposta alle debolezze strutturali del Paese e in tal senso è parte integrante della ripresa che si intende innescare anche grazie alle risorse europee”. Tra gli strumenti la “possibile revisione dell’Irpef, con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo e di ridurre gradualmente il carico fiscale; l’introduzione dell’assegno unico universale per le famiglie con figli”.

Riforma degli ammortizzatori sociali: il tentativo programmato dal governo “punta ad allargare la platea delle aziende e dei lavoratori ammessi ai trattamenti di Cassa integrazione guadagni, in modo da costruire una rete di protezione più estesa, inclusiva e resistente alle crisi congiunturali”.

Salario minimo legale: “l’introduzione del salario minimo legale per i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva nazionale” sarà strumento per completare la revisione degli ammortizzatori sociali con il proposito di garantire “una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto e idonea ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa”

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